lunedì 20 dicembre 2010

PER UN GIORNO SCRITTORI DI RACCONTI HORROR....................

I ragazzi della classe III della scuola media di Varsi sono diventati per un giorno scrittori dell'orrore. Se siete pronti a vivere momenti di paura e a lasciarvi trascinare in susseguirsi di emozioni forti, non vi resta che leggere il racconto...  

La donna che sfidò il destino

“Ah”-disse una voce stridula.
“Chiamate il dottore,presto! Stia calma,stia calma...”
“Sto arrivando...Che succede?”
“Ehm...Dottore stavamo preparando la paziente per l'operazione, ma lei ha iniziato a gridare...soprattutto quando le abbiamo tolto la camicetta e abbiamo visto la sua cicatrice...”
“Che cicatrice?!”- chiese ansioso il medico.
“La signora ha una cicatrice sulla schiena molto anomala, sembra una scritta...”-spiegò l'infermiera.
“Che scritta, siete riuscite a leggerla..?
“Si,dottore,vi è scritto –RITORNERO’-.”
“Ma come è possibile...”- replicò il dottore.
Ad un tratto si sentì una voce soffocata, sofferente che cominciò a parlare.
A quel tempo vivevo ancora a Dublino,ero una bambina molto bella, avevo una famiglia agiata ed ero circondata da amici.      Ma un giorno arrivò lei, si chiamava Trudi, era molto simpatica, gentile e in poco tempo diventammo migliori amiche. Da quel giorno iniziò il mio incubo...
Era il 5 aprile 1962 e Trudi, quando arrivò a scuola, era raggiante perchè era il suo compleanno e perchè avrebbe dato una festa a casa sua e ci avrebbe invitati tutti. Poichè era la prima volta che andavo a casa sua e avrei conosciuto i suoi genitori ero molto emozionata e felice, perciò dopo aver finito i compiti mi avviai verso la festa e salutai mia madre, senza sapere che sarebbe stata l'ultima volta che l’avrei vista.
Camminando pensavo alla fortuna che avevo avuto nel trovare un'amica così  e ai bei momenti che avevamo condiviso,ma dopo poco capii che mi sbagliavo profondamente. Dopo circa trenta minuti arrivai davanti a un enorme cancello, suonai il campanello   ma non rispose nessuno. Mi venne invece incontro un cane enorme, molto affettuoso; a questo punto cercai di aprire il piccolo cancello laterale e, con grande sorpresa scoprii che era aperto, quindi lo spinsi ed entrai. Mi ritrovai all'interno di un grandissimo giardino, che però non era molto curato e improvvisamente sentii una presenza dietro di me; mi girai,era Trudi:
“Ciao Trudi,auguri”-le dissi abbracciandola.
“Grazie! Gli altri non verranno, saremo solo noi due...”-mi rispose in modo freddo.
“Ah,va be’, ci divertiremo ugualmente”-
Sussurrando Trudi mi rispose:”Io non ne sarei così sicura”.
Io sentii a mala pena e quindi le chiesi:”Cosa?”
“Niente Margareth, dai entriamo in casa!”
In un secondo ritornò l'amica di sempre e quindi facemmo per entrare: lei aprì la porta, mi spinse e mi chiuse dentro casa sua. C'era un buio profondo e un odore stranissimo; non si vedeva niente...
Ad un tratto sentii una mano afferrarmi la caviglia  che mi tirò e mi fece cadere a terra. Con fatica mi rialzai, avevo una paura folle e iniziai a correre ma, sembrava che non mi muovessi. Iniziai a riflettere e mi ricordai che nel mio zainetto avevo una torcia, la presi e l'accesi, e vidi con mio grande disgusto che mi trovavo in un immensa stanza piena di bare, su ognuna di esse vi era scritto un nome; ne lessi qualcuno: Elizabeth Sutton, Gregory Silver, Antony Flowers; non ci potevo credere,erano i nomi dei miei amici, degli amici di Trudi! NO! NO! Non poteva essere vero! Cercai una via d'uscita, ma non la trovai. Scorsi però delle scale, le percorsi e arrivai al piano superiore, trovai una porta aperta, entrai e con i piedi sentii che il pavimento era bagnato,vi puntai la torcia: era un liquido rosso scuro. Alzai lo sguardo e vidi un cane impiccato, il cane che mi aveva accolto. Iniziai a correre,ma sentii una voce:”Non ti libererai mai di me!”
Prendendo coraggio le risposi:”Chi sei?!Cosa vuoi?!”
Non ebbi nessuna risposta,in cambio percepii dei passi che si avvicinavano sempre di più, mi sentii afferrare. La presenza mi trascinò lungo le scale, mi alzò la maglia e mi scalfì la schiena. Finalmente lasciò la presa, ma sentivo un dolore indescrivibile. Riflettei e capii che dovevano esserci della vie d'uscita.
Puntai la torcia sul pavimento e vidi una botola, la aprii, vi entrai e iniziai a scendere. Giunsi fino alle fogne, cominciai a correre e, alla fine di quel tunnel individuai delle scale che salivano, le attraversai ed uscii. Mi ritrovai nel giardino dove tutto era cominciato: la mia migliore amica, anzi la ragazza che credevo lo fosse, era un mostro; in realtà non sapevo neanche cos'era.    
Un senso di tristezza e di angoscia mi pervase. Dovevo uscire da quel terribile posto, dovevo capire come salvarmi. 
Osservai il luogo e vidi una ringhiera: iniziai a correre,correre,correre con le forze che mi rimanevano, superai una massa di cadaveri:erano i miei amici,avrei voluto andare lì, vederli da vicino, ma non potevo, dovevo salvarmi, dovevo riuscirci a tutti i costi.
Ce l' avevo quasi fatta,ormai ero riuscita a scavalcare la ringhiera ma, in un secondo la presenza mi afferrò, mi gettò a terra e disse:”Non ti libererai mai di me. MAI!”.
Ma io ce la feci: ero stremata, non ne potevo più, ma riuscii ad uscire da quel luogo infernale e scappare lontano…
“Ecco, infermiere, dottori questa è la mia storia, non ci crederete ma è così”.
“Signora è una storia incredibile,sembra tutto così surreale ma,io le credo. Comunque ora sarà stanca,adesso la portiamo nella sua stanza...”-disse un'infermiera incredula.
“Si,grazie cara”-le rispose Margareth.
Dopo aver percorso un lungo corridoio l' anziana signora fu portata nella sua camera e tra sé e sé disse:”Ormai sarai lontana Trudi!Ti sbagliavi,io ce l'ho fatta a liberarmi d te...”
“Ne sei così sicura...!?”Ad un tratto spuntò Trudi dalla porta,prese Margareth per il collo e la strangolò.Fini così la vita di Margareth, una donna che seppe sfidare il destino.

Autori: Nicoli Ilaria, Pini Elia, Serventi Francesca, Spaggiari William.

Secondaria Varsi